L’altro ieri l’ANSA pubblica una notizia di grande interesse per me perché conferma un indirizzo di ricerca sull’opera di Elena Ferrante che ho fatto mio fin dal principio, in qualche modo intendendo chiaramente che il primo valore dell’opera di Ferrante, dopo quello letterario, fosse quello sociale e storico e che proprio questo tipo di valore avesse aperto la breccia di consenso più ampia, cioè quella dell’apprezzamento globale dell’opera di questa autrice italiana. (ANSA-XINHUA) – PECHINO, 22 Dicembre: “quattro libri cinesi e sei libri tradotti, tra cui ‘La Frantumaglia’ di Elena Ferrante, sono stati indicati come le 10 letture più apprezzate del 2020 dalla piattaforma cinese di recensioni Douban (…) Tra i sei libri tradotti ci sono “Ritorno a Reims” di Didier Eribon, che racconta la storia dello scrittore francese e della sua famiglia toccando questioni di classe, genere, politica, cultura e istruzione in Francia e un’antologia di 11 racconti del regista e scrittore sudcoreano Lee Chang-dong. E “La frantumaglia “, raccolta di corrispondenze, interviste e saggi della scrittrice italiana conosciuta con il nome di Elena Ferrante”. In uno dei capitoli de Il libro di tutti e di nessuno. Elena Ferrante un ritratto delle italiane del XX secolo che Il lavoro culturale (qui) ha pubblicato in anteprima all’uscita del mio libro in ottobre, traccio un parallelo tra l’opera di Elena Ferrante e quella di Didier Eribon e Annie Ernaux. Questo parallelo all’epoca della compilazione della mia monografia su Elena Ferrante è stato un azzardo, tra i tanti, dato che non c’erano altri riferimenti che potessero supportare l’ipotesi di questo confronto.
