Video presentazione de Il Libro di tutti e di nessuno. Elena Ferrante del 18 giugno 2021

Trovo particolarmente stimolante questo documento video perché illustra come il dispositivo Ferrante si possa configurare come un lavoro ininterrotto capace di portare all’emersione sempre nuovi aspetti che riguardano i temi, le genealogie e il simbolico della scrittura contemporanea al di fuori dei paradigmi critici canonici.

Sono molto lieta perciò di poter finalmente condividere l’incontro online su Il libro di tutti e di nessuno. Elena Ferrante un ritratto delle italiane del XX secolo organizzato dal Giardino dei Ciliegi il 18 giugno scorso. I temi che sono stati toccati in questo dialogo sono molti: la particolare struttura de Il libro di tutti e di nessuno, la sua vocazione interlocutoria rispecchiata anche dalla molteplicità dei riferimenti bibliografici. Di particolare rilievo quelli relativi agli studi critici di genere pubblicati nell’ambito della Società delle Letterate da Iacobelli. Le teorie femministe presenti nei testi di Ferrante e la ricerca sull’aspetto simbolico della sua opera con particolare attenzione al tema del trauma che analizzo già nella mia prima monografia su Ferrante edita da Doppiozero nel 2014.

Elvira Federici ha parlato di Elena Ferrante come una questione letteraria controversa che rende questa autrice un fenomeno politico anche nel caso in cui si tratti di un’opera scientemente costruita da un gruppo autoriale. L’intervento di Monica Farnetti (autrice tra l’altro della monografia fondamentale Anna Maria Ortese ) che si è anche riferita allo scritto di Ferrante su Dante recentemente pubblicato, ha posto un’importante accento sul valore dell’immedesimazione, consentendo con ciò al discorso di essere ampliato anche in riferimento al suo significato ambivalente di colonizzazione. Significato ripreso dall’intervento radiofonico su Mood Italia Radio e dal dialogo su Ferrante pubblicato da Leggendaria 147 in cui Silvana Carotenuto illustra proprio questo aspetto inedito di immedesimazione/colonizzazione che l’opera di Elena Ferrante incarna così intimamente. Infine Anna Maria Curci, ha messo in luce l’importanza della conoscenza della lingua tedesca e il suo coinvolgimento come terza lingua/cultura oltre all’italiano standard e il dialetto per comprendere la profondità di alcuni riferimenti reconditi dell’opera ferrantiana.

Le puntualissime domande di Clotilde Barbarulli hanno dato a ciascuna di noi l’opportunità di pensare insieme il dispositivo Ferrante attraverso alcuni temi affrontati nel Il libro di tutti. Per questo ringrazio tantissimo Il giardino dei ciliegi di Firenze, sono questo genere di incontri che danno senso al tempo e alle energie che ho impiegato fin qui nello studio di Elena Ferrante.

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