
Questo è il mio ricordo di Liana Borghi, scomparsa sabato notte. Nel riquadro al centro, nel corso di una presentazione a distanza (qui il video integrale) in cui ero davvero troppo emozionata, Liana non ha parlato mai ma c’era con Clotilde Barbarulli nell’acume delle domande e nella generosità dell’opportunità che loro mi stavano offrendo con un tipo di gratuità rarissima, di quelle che ti rimette al mondo. Oggi Anna Maria Crispino dalle pagine del sito della SIL scrive “forse l’idea più forte che Liana ed io avevamo in comune era la necessità che la nostra Associazione non dovesse essere una sorta di “lobby” accademica, ma un luogo di confronto e reciproca valorizzazione di studiose e appassionate. E così fu, anche se con non poche difficoltà nei primi anni per “mediare” tra differenze di interessi e collocazioni delle molte che sin dall’inizio e poi negli anni successivi si sono aggregate ad una impresa che sembrava una mission impossible. Ma è da lì che è cresciuta la SIL come associazione viva e vitale che ha appena festeggiato i suoi 25 anni”. Ieri Chiara Zanini dalle pagine di Rolling Stone ricordava tra le molte altre imprese di Liana che “Anche Donna Haraway, la filosofa che più ha lavorato sul rapporto tra scienza e identità di genere, introducendo la figura del cyborg, fu tradotta da Borghi, per poi essere pubblicata da una casa editrice dalla presenza capillare come Feltrinelli, mentre le traduzioni di Paul Preciado sono diventati dei successi di Fandango”. Io avevo letto Manifesto Controsessuale di Paul Beatriz Preciado nel 2019, stupidamente senza fare caso alla traduzione che era di Liana. In una Leggendaria del novembre del 2018 mi sono accorta solo ieri grazie a Giuliana Misserville, che c’era un articolo di Liana in cui emergeva tutta la profondità del rapporto con la scrittura e i temi di Praciado che passavano per la traduzione ma definivano soprattutto l’impegno di Liana Borghi. Ormai si può frequentare regolarmente Paul Braciado su Libération e Internazionale, scriveva Liana in quell’articolo, lei frequentatrice di ben più lungo corso di quella e di molte altre letture di cui da attivista e traduttrice ha aiutato la diffusione. Spero che se ne parli più di quanto vedo in rete ora di Liana Borghi, spero che si ricostruisca e si pubblichi specialmente un itinerario che lega la traduzione, l’attivismo, la filosofia, il femminismo e la critica letteraria come indicazioni di un impegno intellettuale coltissimo e possibile ma totalmente sciolto da binari che lo limitino, lo riconducano a qualcosa di già noto e detto, che lo normalizzino.